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Beni museali

Le dotazioni del museo sono rappresentate essenzialmente da attrezzature e materiale rigorosamente d’epoca acquisite seguendo una rigida collocazione iconografica  e racchiudono un vastissimo periodo di riferimento (fine 1700 inizio 2000).

La dotazione rappresenta un patrimonio che si é sempre più ampliato nel tempo e che, grazie a una ragionata politica di acquisizioni e di nuove campagne fotografiche spazia dalle litofanie (prima della scoperta della fotografia), ai dagherrotipi fino alle moderne apparecchiature digitali.

Tra i Beni conservati figurano Litofanie, Poliorami (le c.d.“viste“ di Daguerre), la Camera chiara, –Chambre Clair-  ed una serie di visori riconducibili al periodo 1840 – 1860 tra i quali il primo originale stereoscopico di Brewster, quindi, la fotocamera Dubroni e la Dalmeyer per daguerrotipi, l’ Alpina Darlot di Bardelli (macchina al collodio umido, 1873, tra le primissime macchine fotografiche da esterno), con gli originali bastoni/treppiedi la fotoEclair di Fetter  e la tedesca STIRN (prime macchine fotografiche da spionaggio, 1888), diversi modelli di campagnole di fine ottocento con  treppiedi originali e ancora le Fotocamere da Atelier con i rispettivi supporti (Garbagnati, Dalmeyer ed altre). La storia della mitica Leica è stata ricostruita con l’acquisizione di tutti i modelli  pre-guerra, comprese la copia del prototipo UR di Oscar Barnack e la classica Leica I del 1925, la leica II fino alla Leica III c (anche con tendina rossa),tutte del periodo pre-guerra; del periodo post guerra, la Leica III  f e le classiche Leica M2, M6 ed  R 6 corredate con varie ottiche originali di diverse focali. Anche le copie Leica (Canon) ed i falsi Leica (Fed e Zorki) sono presenti nella collezione a testimonianza della importanza e del successo dei modelli originali per quello che hanno rappresentato nella storia della fotografia mondiale.

Sono presenti nella dotazione anche le prestigiosissime Contax e Zeiss Ikon con i modelli più significativi e rappresentativi della loro produzione, compresi i modelli con ottiche “azzurrate” per le prime pellicole a colori.  

Importanti sono le camere folding, per quantità e fattura, di marche e modelli diversi riconducibili alle ditte più importanti tra le quali Vòiglander, Ikon e KodaK.

Le macchine italiane, famose e pregiate, con i modelli Rektaflex, Bencini, Durst, ISO, Ferrania e Gamma.  

Molte le microcamere e spy-camera in dotazione (riprese e trasmette dalla RAI 2 nazionale) tra le quali la Kombi del 1888, le Franceville, piccola camera di carta pesta, le Mycro, con relativo rullino fotografico, gli orologi tascabile (EXPO) e da polso (Steineck ABC), la spilla, la penna (Stylophot), l’accendino fotografico (Camera Lite) e la famosissima e importantissima Minox Riga, appartenuta a tutti i servizi secreti del mondo (CIA e  KGB (Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti) odierno FSB russo. Interessanti sono le macchine fotografiche con Radio a transiostor e a valvole.

Le Macchine utilizzate nei conflitti mondiali sono presenti nella collezione con la Murer (appartenuta all’esercito italiano durante il primo conflitto mondiale) e una rarissima macchina fotografica utilizzata dai kamikaze giapponesi durante il secondo conflitto mondiale in particolare durante l’attacco a Pearl Harburn modello G.S.K-99.

Complessivamente i beni museali sono migliaia tutti classificati nelle maggiori pubblicazioni del settore quali: Abrhing , Mc Keon’s e Kamera Folding.

La collezione riferita alle immagini è di elevato valore soprattutto per la conservazione del materiale, sono presenti sostanzialmente tutte le tipologie delle stampe cronologicamente e tecnologicamente realizzate dalla scoperta della fotografia ai giorni nostri: Daguerrotipi, collodio umido, ferrotipi, carte alla gelatina, autochrome, lastre di vetro nei diversi formati ed anche stereo, albumine, stampe al cloro/bromo e agli alogenuri di argento, per finire con le attuali stampe digitali.

Per la conoscenza della storia e delle tradizioni locali il materiale presente, ritrovato e/o riconducibile al territorio della Valle Peligna e di Sulmona, proviene dalle famiglie nobili della città e da personaggi importanti tra i quali: Marchese Mazara, Avv. Colecchi, Venanzio Venzo, Alessandro D’Alessandro, Tirone e Liberatore di Pratola Peligna e molti altri ancora.